L’altro giorno ho comprato un pezzo di arrosto meraviglioso e per la fretta e l’impazienza l’ho cotto in forno a una temperatura troppo alta.
Bruciato.
Buttato.
Un mese fa, sempre in forno, per controllare se la torta fosse pronta, ho aperto troppe volte e… si è sgonfiata tutta.
Dura come una pietra.
Buttata.
La maionese non mi viene mai perché il mio concetto di “aggiungi l’olio a filo” parte sempre bene e poi finisce con il rovesciare mezza bottiglia in un colpo solo…
Impazzisce.
La butto. (Poi, però, ho imparato un trucco che ti svelo più avanti).
“Non ho talento come cuoca.”
Questo è quello che potrei dirmi, per giustificarmi.
Ma non sarebbe la verità.
Ho creatività e buon gusto in cucina.
E trovo spesso abbinamenti di sapori particolari.*
* Sapevi la differenza fra il termine “gusto” e il termine “sapore”? Io non la ricordavo, quindi sono andata a cercarla. Magari interessa anche a te.
Gusto: si riferisce alle sensazioni di base percepite dai recettori del gusto sulla lingua, come dolce, salato, acido, amaro e umami.
Sapore: è una percezione complessa che combina gusto, olfatto, consistenza e altri fattori per creare l'esperienza complessiva di un alimento.
In sostanza, il gusto è una componente del sapore, che include anche altri elementi come l'aroma e la consistenza.
Tornando a noi.
Se mi dicessi che non ho speranze come cuoca, mentirei.
Sarebbe solo un modo per evitare:
il mio senso di inadeguatezza per non riuscire a fare quella cosa
la frustrazione che deriva dai fallimenti
la fatica di impegnarmi per superare quel limite
In questi casi mi viene in mente la frase di Michael Jordan, lo storico giocatore di basket:
“Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di 9.000 tiri. Ho perso quasi 300 partite. Per 36 volte i miei compagni si sono affidati a me per il tiro decisivo... e l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.”
Il mio vero limite è pensare che quella cosa dovrebbe venire “subito” o con tempi inferiori a quelli effettivamente necessari.
Ma chi stabilisce i tempi giusti?
Già. Siamo sempre lì a pensare che una cosa dovrebbe venire subito o in poco tempo. Che gli altri ci riescono subito (e chi l’ha detto?)
Ed è semplice capire perché.
La nostra mente, grande risparmiatrice di energie, ha bisogno di vedere il risultato del suo sforzo e se questo non capita… ha più difficoltà a mantenere la concentrazione, perché vuole risparmiare.
Non le garba affatto l’idea di investire su qualcosa di cui non vede subito il risultato. Le sembra un enorme spreco e fa di tutto per metterci i bastoni fra le ruote.
La mia bassa tolleranza per le frustrazioni e il senso di inadeguatezza fanno il resto, portandomi molte volte ad “abbandonare” quella strada.
Eppure, la differenza fra chi ci riesce e me… non è nella sostanza, ma semplicemente nel saper gestire il tempo: il tempo per imparare, il tempo maturare, il tempo per riposare.
La pazienza di aspettare, la fiducia nel riuscirci.
La gentilezza verso noi stessi.
C’è un altro elemento fondamentale e spesso trascurato: è il perdono.
Perdonarmi se sbaglio, senza giudizio e senza quella voce che mi dice: “Devi fare di più, devi fare meglio, così fa schifo, tanto non ce la fai, lascia perdere!”.
Una voce che mi ha spesso portato a interrompere strade che desideravo percorrere.
Anche con il pianoforte.
Per molto tempo ho evitato lo studio di brani lunghi e impegnativi, proprio per non scontrarmi con i tempi di attesa necessari (anche un anno in alcuni casi) per terminarli.
Eccoci arrivati al punto centrale.
Il tempo al pianoforte
Quanti allievi mi dicono: “Io non sono portato per il piano”.
E quante volte dico loro che, invece, le potenzialità per suonare le hanno. Ciò che manca è la capacità di attendere.
La nostra mente è come un arrosto: per apprendere ha bisogno di una temperatura medio-bassa (stimolazione) e un tempo prolungato (organizzazione temporale).
Cos’è la temperatura? È lo stimolo che le diamo attraverso lo studio.
Cos’è il tempo? È l’organizzazione temporale di quello studio.
Per esempio: per studiare quel determinato brano avrai bisogno di uno stimolo di un’ora, prolungato per dieci giorni.
Come la ricetta dell’arrosto —> 180° per un’ora e mezza.
Cosa fa un principiante?
Sente di essere attratto da uno specifico brano.
Dentro di sé ha due voci.
Una, quella del Maestro, dice: “Aspetta, non sei ancora pronto, è troppo difficile, poi ti fai male, guarda che non ci riesci”.
L’altra, quella del Concertista, dice: “Ma sì che ci riesci… non ascoltare quel vecchio bacucco. Ti vuole solo bloccare. DAI, FALLO! Ti metti lì e lo suoni subito a mani unite, in 2 giorni. E poi lo eseguirai davanti a tutti, lasciandoli a bocca aperta.” E via con le immagini di lui che suona e gli altri che lo guardano e lo apprezzano.
La battaglia è impari: vince quasi sempre quella del Concertista.
Il risultato è che il principiante ci prova per 4 ore di fila, quasi subito a mani unite.
Dopo uno studio matto, disperato e intenso, ecco i risultati:
il pezzo sta in piedi con cerotti e stampelle…
mentre lo suona ha tutti i pensieri concentrati su quali tasti pigiare, a scapito di tutta l’espressività
il pezzo è uno schifo dal punto di vista interpretativo perché è già un miracolo che si capisca più o meno come fa
il ritmo… quale ritmo?
le dinamiche.. quali dinamiche?
il pedale… esiste un pedale?
è completamente assorto dal capire dove vanno le dita e non si gode minimamente quello che fa
dopo un giorno senza suonare quel pezzo, è come se non l’avesse mai studiato (infatti non l’ha studiato, l’ha appiccicato in malo modo nella memoria a breve termine)
nessuno resiste più di 10 secondi ad ascoltare quello strazio (a meno che non gli voglia bene o si aspetti qualcosa in cambio)
e, peggio di tutto: si demotiva dicendosi che non è capace. Nel peggiore dei casi, decide di smettere perché stanco e deluso dallo sforzo inutile.
Eppure… era solo un brano non ancora adeguato al suo livello.
E più si ostina a fare cose troppo difficili, più si allontana la possibilità di riuscire a suonare bene.
Perché anziché acquisire le competenze tecniche, di lettura e interpretative per suonare quei brani difficili, sta provando in malo modo a scimmiottarli, senza costruire nulla.
Come una maionese impazzita.
Fra l’altro, come esperta di maionesi impazzite, ho scoperto un metodo per non buttarle più.
Una volta che impazzisce, mettila da parte.
Ricominci tutto da capo, con un uovo nuovo e la metà dell’olio.
Quando la nuova maionese comincia a essere consistente, anziché continuare ad aggiungere altro olio, aggiungi - sempre a filo - la maionese impazzita che hai messo da parte.
E in questo modo la recuperi quasi sempre!
Quindi?
Godiamoci il percorso.
La vita è questa qui: ogni giornata trascorsa in salute e con consapevolezza di sé, è un piccolo miracolo.
L’espressione della nostra capacità di autodeterminazione.
La possibilità di goderci le esperienze grazie a una mente che prende le giuste decisioni e un corpo - del quale avere cura - che ci permette di realizzarle.
Ogni minuto delle nostre 24 ore giornaliere è potenzialmente qualcosa di bellissimo. La scelta di renderlo tale dipende dall’abilità nell’equilibrare le voci, i desideri, i giudizi, i rapporti con le persone intorno a noi, la fame di stimoli, il senso di abbandono, la paura del futuro o i pensieri brutti del passato.
Siamo indulgenti.
Perdoniamoci.
Accettiamo i momenti in cui non siamo “performanti al massimo.”
Non siamo mica una fabbrica da valutare in base alla sua produttività.
Alla fine dei nostri giorni non saremo più felici per ciò che abbiamo prodotto. Lo saremo per come abbiamo vissuto ogni giorno. Per come avremo fatto stare noi stessi e le persone alle quali vogliamo bene.
Abbiamo un cervello… quel pilota, lassù, che ci conduce nei percorsi di vita e certe volte prende strade così tortuose, al posto di altre più tranquille, che proprio non capiamo il perché.
Quel perché dipende spesso da convinzioni radicate, quelle che provengono dal lontano passato, da credenze e da bias cognitivi che diventano un po’ le nostre trappole.
Io ci faccio i conti tutti i giorni.
Freni e muri per la possibilità di vivere come desidero.
Mi capita anche con le persone
Eh sì.
Mi faccio prendere dall’entusiasmo, condivido grandi progetti, la mente viaggia più veloce del cuore perché dentro di sé ha desideri e aspettative di una vita e proietta sugli altri quello che vorrebbe ricevere e che vorrebbe trovare.
In questo caso è come il forno che a temperatura troppo alta rischia di bruciare l’arrosto.
L’arrosto è la nostra parte più emotiva e profonda, quella che ha bisogno di essere addomesticata, come la volpe nel Piccolo Principe. *
La mente è la manopola della temperatura: vuole arrivare a quel risultato, in fretta, come nel caso del pezzo difficile, studiato in 4 giorni.
Brucia i tempi.
La nostra mente lo immagina, certo. Ma le nostre dita hanno bisogno di tempo per farlo loro.
Così nelle relazioni.
La mente viaggia, ma per riuscirci c’è bisogno di fiducia.
La fiducia passa attraverso l’addomesticamento: gesti ripetuti nel tempo, conoscenza, consapevolezza di sé e dell’altro, i giorni che trascorrono e dimostrano che quella fiducia è ben riposta. Da una parte e dall’altra.
Fiducia = stimolo (sentimenti, gesti, attenzioni, cura) + persistenza (costanza nel tempo, presenza nei momenti difficili, impegno).
Bruciando i tempi, comprometteremo per sempre quella relazione - quel pezzo.
* “Chi sei?” domandò il piccolo principe, “sei molto carino…”
“Sono la volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me”,
“Non sono addomesticata”.
“Ah! scusa “, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: “Che cosa vuol dire addomesticare?”
“È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…”
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”
“Comincio a capire”, disse il piccolo principe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea: “La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore …..addomesticami”, disse.
“Volentieri”, rispose il piccolo principe.
Meravigliarsi
Ho pubblicato un botto di video in questo mese!
Ecco un riepilogo
Quali sono gli errori che fanno i principianti al piano? Link
Intervista con la Psicologa Silvia, mia allieva di piano. Link
Due nuovi tutorial! 15 minuti; arpeggi.
Tutto sulle scale! Ecco la playlist con i video pubblicati.
Il tuo pianoforte è scordato? Meravigliosa lezione del mio accordatore!
La posizione del tuo polso è corretta? Scoprilo in questo video.
E come siamo messi con il pedale? Ecco la guida completa.
Toni e semitoni al piano: le basi per comprendere gli accordi. Link
Dimentichi o credi di dimenticare tutto quello che studi? Ecco il video per te.
E infine: come studiare con il caldo estivo. Link
Se non fossi ancora iscritto al mio canale puoi farlo da qui, gratuitamente, in un click: www.sogna.link/youtube
Come avrai capito ho fatto un lavoro abbastanza… enorme.
Se ti piace e ti va di donare, puoi scrivere a info@sognandoilpiano.it
Anche un piccolo contributo sarà apprezzato, con tutto il cuore.
Buone intenzioni
Eh… sto cercando di fare ordine fra le mille intenzioni.
Una bella sarebbe… Silvia… è agosto. Dormi di più, fai delle belle passeggiate e pensa che potresti prenderti un periodo di vacanza!
(Sono buone intenzioni, non programmi.)
Immenso grazie
A tutte le persone che hanno letto fino a qui, che mi vogliono bene per quello che sono, per come sono e non solo per quello che faccio. ❤️
E soprattutto, alle persone restano, resistono e rimangono, nonostante tutto.
Quelle persone di cui ricordo i nomi perché leggo i loro messaggi, le loro mail e ricevo con costanza i segni del loro affetto.
Alla prossima pagina di diario.
La vostra Silvia
❤️💪🏻👏🏻👏🏻👏🏻🤗
Cara Silvia, è bello lasciarsi andare, sognare, provare, lottare, correre, ridere, piangere, ballare, lavorare, ... e scrivere le proprie emozioni, come hai fatto tu. È bello leggerti. Grazie per i tuoi pensieri.