Dacci oggi il nostro errore quotidiano
e il racconto dell'orrenda grafica che ho creato per un amico.
“Hai di nuovo sbagliato”.
“Non sei proprio in grado”
“Non ne combini mai una giusta"
“Come fai a non capirlo!”
“Sei la solita inconcludente”
“Chi ti credi di essere?
“Dovresti vergognarti”
Cosa sono queste affermazioni?
Anatemi.
Frasi impressionate nella mia memoria, risalenti al periodo scolastico, all’infanzia, ai primi lavori e spesso anche alla mia quotidianità.
L’effetto di queste frasi è simile a quello di un piccolo terremoto: nel momento in cui mi sono state rivolte hanno creato:
vergogna
senso di inadeguatezza
abbassamento dell’autostima
desiderio di sfuggire da quel compito
consapevolezza di non essere “brava” o “portata” per quella cosa
Ancora oggi, abbastanza spesso, partono in automatico nella mia mente.
Mi succede soprattutto quando sperimento qualcosa al di fuori della mia professione.
Ieri, per esempio, ho creato una copertina per un amico che sta scrivendo un libro. Non sono una grafica, ma quella copertina mi piaceva molto. (E mi sono divertita facendola!).
Quando gliel’ho inviata mi ha risposto con una faccina sorridente, senza nessun’altra considerazione. Ho fatto 2+2 interpretando la cosa come un modo gentile per dirmi: “Grazie per l’interessamento… ma fa proprio pena, non sei in grado, lascia perdere!”.
E nella mia mente sono partite quelle frasi: “Sei un’incapace, cosa ti metti a fare ste cose?”, “Hai sbagliato a provarci”, “Hai dimostrato di essere un’imbecille”, “Sei pessima, lascia perdere la grafica”, “Limitati a fare le cose per cui hai studiato”…
Mi sono sentita molto goffa, si è accesa la sindrome dell’impostore, e sono esplosi il senso di inadeguatezza e di mediocrità.
Per mia fortuna, il piacere che mi dà sperimentare cose al di fuori dalla mia portata è una marea che lava via la memoria dei tentativi andati male.
In pratica, è come se quelle frasi entrassero da un orecchio, rimanessero per qualche minuto scatenando terremoti e poi uscissero dall’altro orecchio.
Come se fossero cacciate a pedate dall’appagamento per aver sperimentato qualcosa di nuovo!
Già.
Sono fortunata.
E sapete perché lo sono?
Perché, prima notizia straordinaria: se facessimo solo cose per le quali siamo riconosciuti come esperti, limiteremmo la nostra vita. La limiteremmo a un solo, piccolissimo assaggio di tutto ciò che offre e che può nutrire la nostra anima.
Seconda notizia straordinaria: sperimentare, provare, esplorare sono le chiavi di accesso a nuove esperienze ed emozioni. Grazie a loro possiamo imparare e diventare esperti in quelle cose.
Non tutto si apprende a scuola. Non tutto, per essere fatto, necessita di un titolo. Non tutto, affinché ci concediamo l’autorizzazione per farlo, deve uscire “perfetto”.Terza notizia straordinaria: perfetto non è sinonimo di efficace.
Già, già! Chi l’ha detto che la pasta al forno perfetta di un cuoco stellato sia meno efficace nel saziarmi e nell’appagarmi rispetto a quella fatta dalla zia Pina?
Chi l’ha detto che la copertina di un libro realizzata dall’agenzia blasonata sia più efficace della mia, un po’ più rustica e autentica?
La perfezione
Spesso siamo mangiati vivi da questa idea di essere perfetti, di fare le cose “come devono essere fatte”, di non sbagliare mai.
Io mi chiedo: dov’è stabilito quel “Come devono essere fatte”?
Da anni cerco un testo che mi elenchi le caratteristiche necessarie per ritenere una qualunque cosa o attività “perfetta”.
Ancora non l’ho trovato.
Cerco un testo dove sia scritto quante ore sia giusto lavorare per sentirsi cittadini esemplari, quanti soldi devolvere in beneficenza per essere considerati attenti ai meno fortunati, quante volte chiamare la mamma per essere brave figlie, come si debba pulire casa per essere considerate persone per bene, a che età ci si debba sposare per non essere definite “zitelle”, qual è la cifra minima da tenere in banca per “stare sicuri”, qual è la dieta definitiva per vivere sani e a lungo.
Più ci penso, più non ne vengo a capo.
Forse è la società
Forse è la società che ci fa sentire inadeguati ogni volta che sperimentiamo qualcosa di nuovo o ci allontaniamo da quello che fa la maggior parte delle persone.
Forse è la società che controlla il nostro desiderio di esperienza trasformandolo in desiderio di “cose” che possiamo acquistare. In fondo, è molto più facile desiderare un oggetto e ottenerlo pagandolo, rispetto a imparare una nuova abilità o provare nuove esperienze (per le quali la moneta di scambio non sono i soldi, ma è il tempo - di qualità - della nostra vita).
Forse è la società a volerci controllare e tenere schiavi di oggetti effimeri, per non farci scoprire quante possibilità abbiamo nella nostra vita, ogni giorno.
Forse…
Purtroppo ho una brutta notizia per tutti i complottisti:
la società non controlla la nostra mente.
Siamo noi a farlo.
La buona notizia è che, nel momento in cui diventiamo consapevoli, possiamo fare cosa ci piace di più. Possiamo aprirci alle esperienze. Possiamo smetterla di desiderare cose e incominciare a vivere come vogliamo.
Anche se non saranno “perfette”, anche se il nostro amico non ci dirà “che bella questa copertina”, anche se solo noi ameremo ciò che creiamo o che facciamo.
Perché è proprio l’atto creativo a regalarci piacere.
Quindi, cacciamo via la parola perfezione dalla nostra mente.
La perfezione è una chimera.
Essere umani è contrario a essere perfetti.
Nel nostro essere umani c’è la spezia dell’imperfezione, dell’inaspettato, della creatività.
Ed è proprio quella spezia a rendere saporita la nostra esistenza.
Veniamo al pianoforte
Con il piano, quando lo studi in età adulta, succede la stessa cosa: lo scalino più difficile da superare è costituito da quelle voci: “Ma cosa vuoi imparare alla tua età?”, “Non fare il bambino”, “Tanto non imparerai mai”, “Ti stai rendendo ridicolo”, “Non raggiungerai mai un buon risultato”… e variazioni sul tema che sono sicura conoscerete bene.
Se approfondite un po’ la genesi di quelle frasi, scoprirete che ve l’hanno dette da piccoli.
Alcuni di noi, a causa di quelle frasi, si sono preclusi esperienze potenzialmente appaganti, rinunciando ai piaceri della vita.
Chi studia pianoforte sa bene cosa significhi scontrarsi contro il senso di inadeguatezza, di incapacità e il desiderio di mollare.
Ma quando si raggiunge un risultato, esplode una sensazione di appagamento, gioia e compiutezza.
Siamo esploratori della vita, delle nostre emozioni, siamo affamati di esperienze.
Sperimentate, provate, andate oltre ciò che sapete fare.
Preghiamo ogni giorno affinché ci sia concesso il privilegio di sbagliare perché… ultima notizia straordinaria: la strada per imparare qualcosa di nuovo è lastricata di errori.
Solo chi non fa esperienze nuove non sbaglia.
Solo chi non gioca non perde mai.
Gli errori non sono orrori. Sono le porte d’accesso per nuove abilità. Per nuovi modi grazie ai quali vivere la nostra vita.

Meravigliarsi
Vi è mai capitato di "innamorarvi" di un brano e andare così in fissa da passarci interi pomeriggi? Per poi rendervi conto che, dopo qualche settimana, era quasi tutto da ristudiare?
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La mia interpretazione
La guida all’ascolto
Il tutorial
Buone intenzioni
Ed eccoci arrivati alla sezione dedicata a superare i miei “limiti” nel programmare e rispettare i programmi.
La mia lista.
Prepararmi per un evento che terrò a Roma il 21-22 luglio (a breve la notizia ufficiale con la quale sarete tutti invitati!).
Studiare per la registrazione che faremo io e Gigi i primi di agosto.
Preparare le live del prossimo weekend dove spiegherò come leggere la musica in maniera semplice e promuoverò il mio corso con un prezzo super vantaggioso.
Immenso grazie
A tutte le persone che hanno letto fino a qui, che mi vogliono bene per quello che sono e che amano vivere imparando e provando nuove esperienze!
❤️
Alla prossima pagina di diario.
La vostra Silvia
Io, modestamente, la penso come Aristotele che sosteneva: "le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono"!
la spezia dell'imperfezione 👏🏼