In-opportunità in-finita
Storia di tutti i percorsi che ho iniziato e mai concluso (e dei quali avevo già iniziato a trattare in un precedente post... senza finire).
A quasi tutti capita di avere quell'amico che ci si chiede come possa essere arrivato all'età adulta nonostante la sua fragilità, le sue difficoltà e il suo innato talento nel risultare inopportuno in tante situazioni.
Quella persona che riesce a dire quasi sempre la cosa sbagliata nel momento sbagliato, che non porta mai a termine i progetti, che fa mille digressioni peregrine ed erratiche deviazioni per poi precipitare violentemente a terra; quella persona che ti chiedi come faccia a essere ancora viva.
Ecco, nel mio caso, quella persona sono io.
Il mese prima del diploma di pianoforte, per esempio, decisi che non volevo più suonare e mi rifugiai sul mio letto a castello per leggere Harry Potter, dal primo all’ultimo, più e più volte. Solo un intervento molto “acceso” del mio povero maestro di pianoforte mi convinse a scendere per sostenere l’esame.

Ma non è finita qui: pochi mesi prima del diploma di clavicembalo, decisi che ne avevo abbastanza dell’Italia e prenotai un aereo per la California dove mi trasferii per insegnare pianoforte in una piccola comunità vicino a San Jose (e soprattutto per scappare di casa). Così non diedi mai l’esame finale.
Organo: con abnegazione degna delle vestali romane frequentai in parallelo le lezioni private di organo e il percorso di pianoforte e clavicembalo in conservatorio per poi… abbandonare anche quello a un soffio dalla fine, dopo anni di studio, migliaia di euro di lezioni e centinaia di chilometri percorsi in bici per raggiungere il mio maestro a 17 km da casa mia. Motivo? Questa volta l’esame lo sostenni, ma a suo tempo non era permesso essere iscritti in un istituto e dare l’esame in un altro (né io, né il mio maestro, né la segreteria del mio conservatorio eravamo al corrente di questa regola). La prova andò benissimo tanto che il commissario esterno (che veniva dal mio conservatorio) ne parlò entusiasta con il direttore di Torino, scatenando le sue ire e … l’annullamento del suddetto esame. Non lo ridiedi più.
Università: qui parte il vero “Hall of shame”. Ecco i percorsi cominciati e mai finiti:
storia (società e culture d’Europa): settembre 2001, avevo preso la maturità quell’anno ed era l’ultimo giorno per scegliere una facoltà. Andai presso l’ateneo, di fretta e furia, senza una minima idea di cosa avrei fatto. Per tutti gli indirizzi c’erano infinite code, tranne per uno: storia. Mi iscrissi e durai un anno, circa.
Psicologia: a quei tempi i miei genitori - psicologi - insistevano molto che io seguissi le loro orme, anche perché in casa avevo divorato tutti i libri a disposizione e sarei partita da buone basi. In questo caso durai meno di 6 mesi la prima volta che mi iscrissi (sì, non bastava una volta sola), e poco più di un anno la seconda (online).
Medicina: era il mio sogno e provai a frequentare le lezioni l’anno del diploma di piano. Arrivata a un esaurimento quasi totale delle mie energie, capii che sarei finita sul lettino delle autopsie didattiche se non mi fossi fermata.
Infermieristica: la storia è un po’ più lunga in questo caso. Nel 2006, a 23 anni, ero già tornata dalla California e non volevo più saperne di musica. Fui ricoverata per un certo periodo in ospedale e in quell’occasione mi accorsi di che enorme potenziale umano avesse la figura dell’infermiere. In quel periodo, tra l’altro, “revisionavo” tesi di qualunque facoltà per arrotondare un po’ le mie finanze foraggiate solo dalla santa madre Chiesa in occasione del mio lavoro di organista. Un infermiere conosciuto in occasione del ricovero stava giusto scrivendo il suo elaborato finale di Master e mi chiese di aiutarlo, facendomi innamorare della professione.
Dopo 3 anni sfiancanti in cui - per pagarmi gli studi - davo lezioni di piano a più non posso, oltre alle 8 ore di aula, ai tirocini, allo studio notturno, all'improbo lavoro delle faccende di casa (dato che vivevo già da sola), arrivata alla tesi di laurea, decisi di ritirarmi, per uno stupido diverbio con il relatore. Anche questa volta, per fortuna, fui ripresa per i capelli e portai a termine il percorso.
Qui sotto ho inserito un reperto storico della parte finale della mia dissertazione.Osteopatia: dopo aver fatto una decina di corsi di massaggio ed essermi letteralmente innamorata di questa pratica, della sensibilità che si acquisisce nelle mani e delle loro capacità di “curare” sciogliendo tensioni, contratture e gonfiori, decisi di iscrivermi al percorso che credevo potesse essere il più completo di tutti. Santa pace, mi vergogno ancora oggi; 5 mila euro l’anno, altri 3 mila per l’acquisto di libri e modelli anatomici, per non parlare delle centinaia di ore di studio. E poi?
Arrivata alle lezioni di osteopatia viscerale e cranio-sacrale, il mio spirito critico decise di non credere a quelle (che mi sembravano) baggianate senza prove scientifiche, facendomi abbandonare il percorso. Non sono pentita, perché avrei dovuto accettare un compromesso troppo grosso per poterci convivere, ma una voce dentro di me continua a chiedersi: “non potevi pensarci prima?”Ghostwriter e pubblicità: al ritorno dalla California mi ero messa a “correggere” tesi per arrotondare le mie scarse finanze; da lì a prendere in carico interi libri, il passo fu breve. Non avevo minimamente idea di come si facesse, ma a fronte delle cifre bassissime che chiedevo, potevo permettermi di sbagliare. Il primo fu l'autobiografia di un cuoco: ricordo che mi mandava infiniti vocali che dovevo tradurre in capitoli scritti in prima persona, trasformando le sue memorie in un racconto fluido e personale. Di notte sognavo di essere lui.
Sia chiaro, nessuno di quei libri ha mai vinto un premio, ma questa attività mi ha permesso di fare una cosa preziosissima in ogni campo quando si vuole imparare: scrivere pagine e pagine, senza sosta, fino alla nausea, persino controvoglia. Grazie a questo incarico cominciai a lavorare sempre più spesso nell’agenzia che mi aveva affidato quell’incarico (che per essere precisi era di un mio allievo di pianoforte) passando dall’essere copywriter al fare strategie, analisi, siti e cose così complesse che non ricordo nemmeno quale fosse il reale obiettivo di ciascuna. Dopo anni di gavetta, finalmente, mi offrirono un posto fisso come “Head of creativity” (mai capito cosa volesse dire) e… dissi di no, cominciando a lavorare al progetto Sognandoilpiano.

In tutto ciò, nel mezzo, non ho parlato di “infatuazioni” passeggere come:
il corso di caffetteria avanzata: poco prima di cominciare il percorso di Osteopatia, decisi che nella mia vita avrei voluto lavorare come barista. Il corso fu bellissimo, ma l’esperienza come barista si rivelò molto meno affascinante. Mi auguro che presto ci saranno robot dietro al bancone, perché le persone che arrivano e senza nemmeno salutare ti dicono: “dov’è il bagno?” o “un macchiato non troppo caldo” sono dei mostri e mi fanno vergognare di appartenere alla loro stessa specie.
la guida turistica: nel 2006, al ritorno dalla California, andai in Egitto con mia madre per fare un tour delle piramidi e delle grandi tombe della Valle dei Re e delle Regine, con una tappa ad Abu Simbel, a Luxor e al Cairo. Ci lasciai il cuore e fu in assoluto il più bel viaggio della mia vita. Una volta tornata a Torino, tutti i santi giorni, andavo al museo Egizio a studiare come una matta per diventare una guida. L’idea naufragò quando fui ricoverata e - dopo il ricovero - iniziai con infermieristica.
la “campionessa” di nuoto: nel 2012, alla veneranda età di 29 anni, mi accorsi di non saper nuotare, nel senso che sì, più o meno stavo a galla, ma non sarei mai riuscita a fare 10 metri senza affogare; non sapevo nemmeno scendere con la testa sott’acqua senza tapparmi il naso. Mi iscrissi a un corso e mi piacque così tanto che nel giro di 6 mesi gareggiai nei campionati italiani master (arrivando terzultima, per essere precisi!). Anche in questo caso, dopo qualche tempo decisi che non avrei più voluto sentire quella puzza di cloro addosso e da un giorno all’altro non andai più agli allenamenti.
la centaura: in corrispondenza dell’ultimo anno di infermieristica, decisi di realizzare il mio sogno d’infanzia. Comprai una moto (mitica Honda CB500 blu, semi-carenata) e mi iscrissi alle lezioni di guida. Ci vorrebbe un libro solo per raccontare cosa mi successe in quegli anni (una per tutte, rimanere bloccata in Corsica dopo aver parcheggiato la moto in discesa e aver ritrovato una macchina davanti, senza poter più né scendere né muovermi…). Ogni volta che salivo in sella mi sembrava di bussare alle porte di Valhalla. Anche in questo caso, dopo meno di 3 anni e qualche caduta, mi arresi all’evidenza che non ero in grado di guidare in sicurezza.
Dovremmo essere più o meno arrivati alla fine di questo lungo elenco, anche se credo quasi certamente di aver dimenticato qualcosa.
Perché ho scritto tutto questo?
Considerando i percorsi iniziati e quelli portati a termine, la statistica dice che sono un soggetto con tendenza a fallire, inaffidabile, che non porta a termine ciò che inizia. Ed è anche il modo in cui sono stata classificata dalle persone più vicine, soprattutto nei miei primi vent'anni di vita, spesso oggetto di dileggio per la mia incostanza.
Scoprire le mie neurodivergenze - ADHD e spettro autistico - mi ha aiutata nel processo per attenuare il senso di colpa: funziono così e… così posso fare. La vexata quaestio della mia inconcludenza, tuttavia, fa sempre da bordone nella mia mente.
Anni di psicoterapia non sono serviti ad attenuare quel suono, ma mi hanno permesso di integrarci sopra delle armonie via via sempre più complesse.
Per dire, se quel bordone è un Sol 2 e io prima pensavo di poterci suonare sopra solo un Sol maggiore, un Do maggiore e un La 7, pian piano ho capito che avrei potuto sperimentare accordi più dissonanti e che quelle dissonanze, in realtà non facevano altro che dare più gusto e varietà alla mia esistenza.
Ad oggi, seppure distante da un senso di risoluzione interiore e in perenne disequilibrio, disordine e caos, credo di essere riuscita ad accettare questo funzionamento della mia mente, smettendola di voler cambiare per non sentire più la frase “cominci mille cose e non ne finisci una”.
Se dovesse capitare anche a qualcuno che conoscete, amico, figlio, parente, non fatelo sentire in colpa per questo aspetto del suo carattere: potrebbe non essere altro che l’espressione di un diverso modo di funzionare della sua mente e… la cosa migliore non è instillare vergogna e senso di colpa, ma permettergli di trovare le giuste risorse per esprimersi con le sue possibilità e con le sue doti.
Un abbraccio in-finito, sconclusionato e assolutamente virtuale (!) a chi di voi è arrivato a leggere fin qui. Se volete, anche solo con un cuore, sarò felice di leggere il vostro nome nei commenti.
Silvia
P.S. Chi mi segue sa che sono appassionata di parole. Da quando ho 18 tengo un piccolo elenco che aggiorno di volta in volta con vocaboli nuovi. Questo diario è un modo per impararli, utilizzandoli, e vorrei che fosse un arricchimento anche per chi legge - se gradito - . Per questo motivo, inserisco qui sotto un piccolo glossario.
Abnegazione 👉 Comportamento di chi sacrifica volontariamente sé stesso, i propri desideri o interessi per un fine superiore.
ADHD 👉 Disturbo da deficit di attenzione e iperattività: una condizione neurodivergente caratterizzata da difficoltà a mantenere l’attenzione, impulsività e talvolta iperattività.
Bordone 👉 Nota o suono continuo e prolungato che accompagna una melodia, spesso con funzione di sfondo.
Campionati master 👉 Gare amatoriali dedicate ad atleti adulti suddivisi per fascia d’età. Il livello è competitivo ma non professionistico.
Centaura 👉 Termine ironico usato per indicare una donna motociclista, giocando sul mito della creatura metà donna e metà cavallo (centauro).
Digressione 👉 Allontanamento dal discorso principale.
Peregrino 👉 insolito, bizzarro.
Erratico 👉 instabile, che si muove senza una direzione precisa.
Hall of shame 👉 Gioco di parole con “Hall of Fame” (galleria delle celebrità). Indica ironicamente l’elenco dei fallimenti o delle esperienze non concluse.
Improbo 👉 Faticoso, gravoso, che richiede molto sforzo.
Neurodivergenze 👉 Condizioni in cui il funzionamento neurologico è diverso da quello considerato “tipico”. Include autismo, ADHD, plus-dotazione, disturbi dell’apprendimento e altre varianti del neuro-sviluppo.
Spettro autistico 👉 Insieme di condizioni caratterizzate da difficoltà nella comunicazione e interazione sociale, interessi ristretti e comportamenti ripetitivi.
Porte di Valhalla 👉 Nella mitologia norrena, sala di Odino dove vengono accolti i guerrieri morti valorosamente.
Vestali romane 👉 Sacerdotesse consacrate a Vesta nell’antica Roma, simbolo di purezza e dedizione. 📌 “con abnegazione degna delle vestali romane” = sforzo disciplinato e devoto.
Vexata quaestio 👉 Espressione latina: “questione dibattuta all’infinito, senza una risposta definitiva”.
Silvia, che dire, la tua è la vita perfetta che tutti dovrebbero avere! Fare tutto quello che ci va di fare, senza interessarsi del giudizio degli altri, senza obiettivo di arrivare ma col solo intento di fare il viaggio, provare qualsiasi esperienza, che è sempre la cosa più importante. Siamo "esseri" di passaggio, viandanti alla deriva, senza una meta ma con la necessità di trovare sempre nuovi stimoli.
La maggior parte delle persone purtroppo vive a loro insaputa. Tu credo che non sia fra quelle ❤
Certo che seguirti è un'impresa: video, audio blog, pensieri liberi e tutto ciò che ho letto in queste righe della tua vita. Non è una critica la mia perché sai che sempre cerco nuovi stimoli ed esperienze di crescita. E con tenacia e determinazione cerco di conseguire un risultato per me soddisfacente. Così penso che per te non sia l'esame finale il coronamento delle tue attività quanto piuttosto il percorso. L'esame finale sarebbe solo un'attestazione valida per altri, ma per te vale ciò che reputi di aver conseguito e soprattutto lo stimolo nel trovare nuovi obiettivi per proseguire. Stimoli che, in loro assenza, ti portano a cambiare panorama verso altri interessi.
Sii sempre fiera di ciò che fai e quello che reputi giusto ottenere. Nessuno ti può giudicare ma solo la tua mente ha il valore di conoscere ed apprezzare il percorso che di volta decidi di intraprendere.
Un caro saluto.